mercoledì 28 ottobre 2009

Crisi del 29 - crisi attuale, il rally è finito, impazza il toto-trans

Mentre sulle colonne dei media allineati impazza il toto-trans del Grande Fratello, neanche tutta l'audience televisiva italiana fosse fatta di piccoli Marrazzo, poco spazio viene lasciato alle nuvole che rabbuiano l'orizzonte economico.

Pare infatti che sia il tempo di prepararsi ad allacciare nuovamente le cinture di sicurezza: la Grande Crisi non è finita e - anzi - il peggio potrebbe ancora arrivare.

Ehi guarda, una novità.

Jeremy Grantham, guru del value investing e noto per aver pronosticato correttamente sia il grande crollo del 2008 che la ripresa di Marzo (come anche Nouriel Roubini che non escludeva il rally, coem ben sanno gli affezionatissimi lettori), torna a pronosticare la discesa dei mercati sulla sua newsletter trimestrale (pdf).

Rievoca anche alcuni elementi della crisi del 1929 rispetto alla crisi attuale che dovrebbero far riflettere.

Qui di seguito il grafico dello S&P500 nel 1929 e 1930 (attenzione alle date invertite: mese/giorno/anno) ed uno stralcio della sua newsletter:

Dopo il netto declino nel novembre del 1929, lo S&P500 risalì dal suo record di ribasso del Novembre per raggiungere il +46% al 12 Aprile 1930. Naturalmente, in seguito è caduto dell’80%.

Ma il 12 Aprile stesso, era ancora sopravvalutato ancora; era sceso solo il 18% dal suo picco ed era tornato ai livelli del Giugno del 1929, come si vede nel grafico.



Ma che differenza nell’outlook economico c’era tra il Giugno 1929 ed Aprile 1930!

In Giugno 1929, le previsioni economiche per l’anno erano candidate ad essere le migliori della storia, con disoccupazione praticamente zero, produttività al 5% e 16% della produzione industrale rispetto all’anno precedente.

Nell’Aprile del 1930, la disoccupazione era già raddoppiata e la produzione industriale era caduta da +16% a -9% in 5 mesi, probabilmente il record del mondo del deterioramento economico.

“liquidate i lavoratori, liquidate le azioni, liquidate gli agricoltori” erano le parole d’ordine di quei giorni.

Ed i mercati salirono del 46%.

Si ritiene che se i mercati in precedenza hanno venduto a prezzi molto più alti, questo deve significare qualcosa. Nel caso del 1930, Irving Fisher, considerato in modo dubbio il più grande economista del secolo, disse che gli alti prezzi del 1929 erano giustificati e che il declino era dovuto a pessimismo isterico. (pompose dichiarazioni, NDFC) .

E ci sono sempre persone (Dow 36000, ma oggi potremmo dire Dow 10000, come ben ricordano gli affezionatissimi) che sostengono il nostro bisogno di credere che, ad ogni discesa dei mercati, i prezzi migliori precedenti devono sicurametne avere avuto una spiegazione, e non essere meramente ingiustificati ed esplosioni bollose di entusiasmo ed inerzia.



Anche Bill Gross, gestore del maggior fondo di reddito fisso del pianeta, sostiene che il rally sarebbe ormai arrivato al picco.

Sarà un trans?

Saluti felici

Felice Capretta

martedì 27 ottobre 2009

Marrazzo si è dimesso e va in un istituto di preti


Eh, che culo.

(ahem)

Saluti felici

Felice Capretta


PS: Gli affezionati lettori di fede cattolica chiudano un occhio e si facciano anche loro due risate, senza offesa e amici come prima :-)

100 banche fallite nel 2009, FDIC

Su City, il quotidiano gratuito del gruppo RCS, compare una interessante notizia su un gruppo animalista che ha già raccolto migliaia di firme per tirare fuori un cane da una gabbia.

Il pregio particolare del quattrozampe è di aver salvato numerose vite umane all’indomani del terremoto indonesiano.

Gruppi su facebook e raccolte di firme.

Beninteso, lodevole intento quello di liberare un prigioniero e restituirgli la libertà, che sia un umano o un quadrupede.


Resta tuttavia in dubbio il motivo che ha portato la redazione ad attribuire al canide prigioniero lo stesso spazio dedicato alla morte dell’amico-cliente di Madoff, Jeffry Picower.


Bye bye Picower

Picower è, o meglio, era l’unico che è riuscito a beneficiare dello schema ponzi di Madoff.

Risulta infatti che Picower, inizialmente considerato uno dei truffati, avrebbe invece scremato consistenti profitti dalla truffa Madoff.

Stiamo parlando di 7,2 miliardi di dollari dal 1970 in poi, di cui 2,4 miliardi di dollari negli ultimi 6 anni, la fase terminale.

La stima è fornita da Irving Picard, curatore fallimentare delle società di Madoff, che ha intentato nei mesi scorsi un’azione legale volta a recuperare i proventi di Picower e distribuirli ai truffati.

Causa del decesso: un malessere in piscina.

Un attacco cardiaco.

Già.


USA, FDIC: 100 banche fallite!


I nostri media hanno invece dedicato poco spazio al conteggio dei fallimenti bancari negli USA, che hanno raggiunto quota 100 venerdì scorso.

E secondo il Washington Post, sono molte di più quelle deboli.









E’ il record dal 1992, quando 181 banche sono collassate in un anno.

Ecco gli addii della scorsa settimana:

  • Partners Bank
  • Hillcrest Bank Florida
  • Flagship National Bank
  • American United Bank
  • Bank of Elmwood
  • Riverview Community Bank
  • First Dupage Bank


Nel frattempo, come segnalato tra i commenti del post precedenti, mani forti si sono mosse nel pomeriggio di ieri sul cambio euro-dollaro.





Saluti felici

Felice Capretta

venerdì 23 ottobre 2009

Rischio Paese 2009-2014: l’incrocio tra le due fase terminali della crisi - GEAB 38 parte III

"In due stuprano sedicenne, madre ascolta tutto al telefono".

Questa la dramamtica notizia che qualche giorno fa dava City in prima pagina, con i lettori che si immaginavano le drammatiche urla della ragazza e l'impotente rauma della madre.

Prima versione.

Ieri invece ha iniziato ad affiorare la seconda versione: i ragazzi non erano in due ma era uno solo, non ci sarebbe stato stupro ma semplici "effusioni", la ragazza era ad una festa tra adolescenti dove si beve e si fuma (come ce ne sono sempre state negli ultimi 30 anni, dove l'alcol si usa come lubrificante sociale).

Seconda versione.

Forse un giorno emergerà la terza versione - quella vera.

E il giornalista che ha sparato una versione di un fatto tremendo dipingendolo in modo diverso dal vero andrà a coltivare le zucchine.

Forse sarebbe stato più opportuno dedicare un po' di spazio alle notizie economiche, e noi per esempio completiamo le pubblicazioni di ampi stralci del GEAB Report completo numero 38.

Se avete perso le altre due parti le trovate qui:

UE al bivio: complice o vittima del crollo del dollaro? GEAB 38 parte I
4 vincoli strategici per l'UE + Crisi usa/iran/israele - GEAB 38 parte II


La parola a Europe2020.


Rischio Paese 2009-2014: l’incrocio tra le due fase terminali della crisi - GEAB 38 parte III

Cinque gruppi di paesi, sviluppi molto diversi

Secondo i nostri ricercatori, l’ampiezza della fase di impatto della crisi sulle varie nazioni del pianeta è commisurata al loro grado di resistenza all’esplosione del detonatore finanaziario (circa 2 anni fa) e alla loro abilità di fare da cuscinetto all’impatto sociale che è stato, per poco meno di un anno, il nocciolo della crisi.

Più una nazione è “immune” a questi shock, meglio fronteggerà la crisi.

LEAP /E2020 ha studiato la situazione delle principali nazioni ed aree geografiche usando 9 criteri precisi per misurare il grado di esposizione al rischio.

I nove criteri sono i seguenti:

  • quota del settore finanziario nell’economia
  • quota dei servizi nell’economia
  • livello di indebitamento delle famiglie
  • livello di incertezza sulla qualità del sistema finanziario e dei beni delle famiglie
  • quantità reliativa di deficit pubblico (incluse municipalità e sistemi sociali)
  • quantità relativa di debito estero (commercio e pagamenti)
  • quota di pensioni basate sul capitale rispetto al totale del sistema pensionistico
  • forza della “rete di sicurezza sociale”
  • dipendenza strutturale dalla domanda estera

(Per ogni nazione, su ogni criterio è stato stimato un punteggio da 1 a 5 ed è stato sommato, con un punteggio massimo teorico dell’indice di 45 punti totali, NDFC)

Nell’affrontare la performance delle nazioni sulla base di questi 9 criteri, il nostro team ha identificato 5 principali gruppi di nazioni, che spesso hanno scarse relazioni geografiche tra loro, ma i cui profili sono particolarmente vicini.





Gruppo 1: Rosso. Le nazioni in rosso sono quelle in cui ognuno dei 9 criteri presenta livelli estremi (indice oltre 30 punti) di esposizione alla crisi. Questo gruppo include in particolare Stati Uniti, UK, Islanda, Lettonia, Argentina

Gruppo 2: Arancione. Nazioni che hanno un alto livelllo di esposizione (tra 25 e 30), come Messico, Spagna, Turchia.

Gruppo 3: Giallo. Nazioni con un punteggio compreso tra 20 e 25. Tra le altre: Francia, Italia, Russia, Canada, Svezia, Australia

Gruppo 4: Verde. Punteggio tra 15 e 20: Germania, Norvegia, Brasile

Gruppo 5: Bianco. Non è stato possibile stimare anticipazioni per la carenza di dati.

Gruppo X: asterischi viola. Nazioni che saranno probabilmente colpite, nei prossimi 12 mesi, da ondate di violenza (interna o esterna) come risultato della dissezione geopolitica globale.


Riguardo al timing degli eventi della fase finale di decantazione, E2020 ha cercato di quantificare la durata di ciascuna delle 4 sequenze: crisi finanziaria, economica, sociale e politica.

Sotto il risultato della nostra anticipazione per ognuno di questi 5 gruppi di nazioni.





Raccomandazioni strategiche e operative

(ricordiamo che queste che seguono sono le indicazioni di Europe2020, che peraltro abbiamo lasciato incomplete, e non rispecchiano in particolare il nostro parere. Come Informazione Scorretta non diamo suggerimenti economici di alcun genere! NDFC)


Valute e oro

USA e UK stanno iniziando a fare default sul debito: entrambe le nazioni stanno monetizzando il loro debito svalutando le loro rispettive valute e le banche centrali stanno stampando moneta a ritmo crescente, come illustrato dalla proporzione crescente degli acquisti di titoli di stato propri.

Oggi, la propozione è sopra il 50% in entrambe le nazioni.

La FED e la Banca centrale inglese , nelle note ai loro meeting, indicano che sono sempre più preoccupati di come fermare il processo di “quantitative easing” senza fermare le loro economie, veder esplodere il debito pubblico e le loro valute crollare. Oro e valute come Euro, Yen, Yuan e Real sono alternative necessarie al dollaro e al pound.

Tassi d’interesse: attenzione! pericolo!

Entro l’inizio del 2010, il nostro team stima che i tassi di interesse in USA dovranno salire per evitare che si asciughi il flusso di capitali che li tiene in vita ogni mese. Nel frattempo, le altre economie globali eserciteranno una pressione nela stessa direzione per rallentare il crollo del dollaro. Dunque attenzione: tempesta nei tassi di interesse all’orizzonte!


Azioni: inversione del trend in arrivo

I mercati azionari restano estremamente bassi, mettendo in evidenza la natura artificiale della crescita di oggi. Grazie al talento letterario degli “esperti”, dopo una “ripresa senza posti di lavoro” (che è un po’ come pane e nutella senza nutella), avremo una “ripresa in discesa”. In breve, i mercati azionari restano pericolosi casino’. La turbolenza in arrivo sui tassi di interesse attiveranno una nuova caduta nei mercati azionari.

Si conclude qui la terza e ultima parte del GEAB 38.

Le tre parti complete qui


UE al bivio: complice o vittima del crollo del dollaro? GEAB 38 parte I
4 vincoli strategici per l'UE + Crisi usa/iran/israele - GEAB 38 parte II
Rischio Paese 2009-2014: l’incrocio tra le due fase terminali della crisi - GEAB 38 parte III

(la ripubblicazione è consentita solo lasciando attivi i link originali e citando la fonte con link attivo alla fonte: Informazione Scorretta)

Saluti felici

Felice Capretta

giovedì 22 ottobre 2009

4 vincoli strategici per l'UE + Crisi usa/iran/israele - GEAB 38 parte II

Oggi il Corriere dedica alla vicenda mastella le prime 10 pagine della sua edizione!

Niente male, non fosse che in 10 pagine il corrierone non è riuscito a fare piena chiarezza sulle accuse...il lettore si gusta le intercettazioni ma coglie solo che è una losca storia di raccomandazioni e possibili collusioni camorristiche.

A nostro avviso sarebbe stato più opportuno indagare sulla natura stessa di ogni comportamento dell'ex ministro per scoprire collusioni di ogni genere e grado...

In ogni caso, è disponibile ai soli lettori di Informazione Scorretta la seconda parte del GEAB 38.

In questa parte del report completo vediamo un focus particolare sui quattro vincoli strategici per l’UE accennati nel post precedente.

Continua la pressione del gruppo Europe2020 su USA e dollaro.

Buona lettura.

GEAB 38 parte II - 1 - Quattro vincoli strategici per l'UE


1. Affrontare il fallimento del sistema monetario basato sull' USD e non diventare impotente quando 1 EURO varrà 2 USD

Come recentemente sottolineato dagli economisti di Natixis, se non fosse per le enormi quantità di dollari acquistati dalla Banca centrale europea, un euro varrebbe già due USD. La loro analisi risale a diverse settimane fa, cioè prima della fuga dal dollaro che ha iniziato ad accelerare il processo.

Dal 2006, il LEAP/E2020 ha già ampiamente anticipato questo problema, che sta ora diventando una realtà tangibile che incide su tutte le grandi economie esportatrici del mondo (UE, Cina, Giappone): come evitare il soffocamento delle loro economie, come risultato dell' apprezzamento delle loro monete nei confronti di un Dollaro collassato?

Per l'Unione europea e la Zona euro, in particolare, la questione diventa un grave problema economico, sociale e politico a partire dalla fine del 2009, mentre il 2010 sarà l'anno in cui i leader europei dovranno trovare una soluzione, se non vorranno perdere le prossime elezioni, in un contesto impennata dei fallimenti di società esportatrici e della disoccupazione, per non parlare degli effetti destabilizzanti dell' aumento del costo di materie prime ed energia denominate in dollari.

La dislocazione geopolitica è ora in via di sviluppo e sodalizi preesistenti si stanno disfacendo sotto i colpi dei nuovi rapporti di forza emergenti.

Il Regno Unito, che è solito essere il rappresentante di Washington nella UE, ha perso molta influenza per due motivi: in primo luogo, il Regno Unito non fa parte della zona euro e, in secondo luogo, è in un tale stato di debolezza economica, monetaria e finanziaria che dipende sempre più dalla buona volontà della Zona Euro.

Ora è anche possibile immaginare che, ironia della sorte, il prossimo governo dei Tory potrebbe chiedere di aderire all'Euro, al fine di salvare il paese (il cui bilancio è già tecnicamente in una situazione che, in tempi normali, dovrebbe chiedere l'intervento del FMI).

L'articolo di Robert Fisk sui negoziati segreti per la valuta di riferimento dei paesi produttori di petrolio nel Golfo, riflette il fatto che queste discussioni sono necessarie e quindi necessariamente avviate a vari livelli di protocollo (non ufficiali o secondari, in questa fase) .

Il rifiuto degli Stati Uniti di orchestrare questo sviluppo (un grave errore storico da parte di Obama, come già evidenziato) costringe gli altri giocatori, che non possono più sostenere lo status quo e i suoi effetti devastanti, a discutere l'argomento in segreto.

Lungi dal contribuire a stabilizzare la situazione, questo metodo aumenta il rischio che l'attuale sistema monetario internazionale potrà sfuggire al controllo: un giocatore chiave improvvisamente spaventato di essere messo al muro o l'inefficacia di una comunicazione potrebbero causare il crollo repentino.

Per il fatto che l'euro sia l'unica alternativa al dollaro statunitense (tutto da dimostrare, NDFC) e che l'UE è il leader mondiale di potenza economica e commerciale (idem, NDFC), l'Unione europea, in particolare la zona euro, deve essere al centro di tutte le discussioni volte ad affrancarsi dal dollaro USA. Possiamo anticipare la partecipazione europea al prossimo vertice BRIC nel 2010, per tener conto di questo sviluppo. Gli europei amano gli incontri internazionali in cui sono nel loro elemento.

(Europe2020 mostra qui tutta la sua faziosità pro-europea, franco-tedesca in particolare, il che non giova alla chiarezza di analisi. Questo non toglie che è uno dei pochi think tank a rendere disponibile le sue analisi al grande pubblico senza particolari distorsioni, a differenza dei think tank americani che diramano comunicati completamente divergenti dai loro studi, improntati al "tutto va bene". NDFC)


2. Evitare i disavanzi di bilancio come quelli che esplodono negli Stati Uniti e Regno Unito

Su questo aspetto, la situazione sta diventando urgente in Europa, soprattutto nella zona euro.

Da un lato, i paesi latini, la Francia in particolare, sono spudoratamente immergendosi in un abissale deficit pubblico, mentre, dall'altro lato, l'Europa germanica si sta sforzando di mantenere i loro bilanci in pareggio.

Come risultato, le tensioni si svilupperanno nel 2010.

Il tasso di disoccupazione crescente spingerà tutti a mantenere regole di eccezione al patto di stabilità (in tutta Europa, il sostegno alla disoccupazione dovrà essere innalzato, come abbiamo annunciato più di un anno fa), ma a Berlino e in tutto il Nord Europa chiederà garanzie da Parigi e dall'Europa meridionale.

La Francia sarà un fattore chiave in questo dibattito.

[...]

Questa situazione richiede una inevitabile armonizzazione collettiva dell' aumento della pressione fiscale sui redditi alti e dei profitti di capitale in particolare.

La crisi si tradurrà in uno slittamento graduale a sinistra del programma politico dell'Europa nel campo dell' economia e in quello sociale (almeno nelle dichiarazioni di politici, se non nei fatti). Questo sviluppo chiaramente dimostra l'importanza attribuita alle questioni relative alla protezione sociale e alla scomparsa progressiva di politiche ultra-liberali e di sgravi fiscali.

La tassazione, contrariamente al deficit e ai prestiti seguirà la medesima tendenza: La Francia sembra di nuovo in ritardo, ma è l'abitudine dell'élite del paese.

Spagna, Regno Unito, Germania, Svezia ... tutti si stanno muovendo nella stessa direzione.

Il 2010 sarà un anno di grandi cambiamenti nella storia d'Europa della tassazione degli ultimi tre decenni.



3. Risposta all'aggravarsi della crisi e guerra Iran / Israele / USA e della guerra in Afghanistan definendo una posizione europea specifica

La questione di come uscire dalla crisi nucleare dell'Iran è già stata sviluppata altrove in un altro capitolo di questo numero 38 del GEAB. (più sotto, NDFC)

Tuttavia, il nostro gruppo desidera sottolineare che, nel 2010, due crisi diplomatiche e militari si dipaneranno dal punto di vista europeo:

1) in primo luogo, molti membri europei della NATO si disimpegneranno dall'Afghanistan (Paesi Bassi nel mese di agosto 2010, e l'Italia e in particolare). Così facendo, l'Alleanza sperimenterà la crisi più grave sin dal suo inizio, dato che gli Stati Uniti, al contrario, decideranno di continuare l'escalation militare in quel paese. Questa situazione si mostra con il crescente divario tra gli interessi strategici di USA e UE.

2) In secondo luogo, i crescenti rischi di un attacco israeliano agli impianti nucleari iraniani, all'inizio del 2010 spingerà gli europei a fare il punto del fatto che l'attuale processo diplomatico è in un vicolo cieco, che va ben al di là di ogni cambiamento di strategia diplomatica statunitense.

Il problema non è che gli Americani, direttamente o no, dialoghino con Teheran, il problema è un dialogo «tra» sordi necessariamente determinato dall'applicazione del Trattato di non proliferazione nucleare attuale.

Questi due conflitti vecchi quasi un decennio dovrebbero terminare nel 2010, perchè gli europei saranno costretti a immaginare qualcosa di diverso dal seguire ciecamente gli interessi di Stati Uniti e Israele in questo senso. Per quanto riguarda l'Iran, anche la corrispondenza tra gli interessi israeliani e degli Stati Uniti non è più garantita.

Pertanto, anche per gli europei, sta venendo il tempo di scegliere.

4. Imparare a trattare autonomamente ed in modo costruttivo con i nuovi giocatori chiave del mondo postcrisi: Cina, India, Brasile e Russia in particolare.

Con un terzo del potere di voto del FMI, gli europei hanno la chiave per riorganizzare e dare spazio al BRIC.

Come hanno chiaramente indicato che non volevano Washington per negoziare in loro nome, senza ogni mandato a farlo, hanno solo una possibilità rimasta: negoziare direttamente con Pechino, Mosca, New Delhi e Brasilia.

Infatti non l'inazione non è più un'opzione data la crescente pressione esercitata dagli eventi legati alla crisi.

[...]

Infine, come accennato in precedenza, l'attuale accelerazione degli eventi a causa della crisi, ci permette di prevedere lo svolgimento di un incontro-EU BRIC nel corso del 2010, al fine di rendere pubblico il nuovo globale di equilibrio.

Anche se non hanno avuto molto successo nel portare avanti i loro interessi in occasione dell'ultimo vertice del G20 a Pittsburgh, l'unanimità dell'Unione europea contraria alle posizioni di Washington è stata una sorpresa relativa.

La crisi, altri milioni di disoccupati e la caduta del dollaro saranno ragioni sufficienti per «stimolare» l' europea in questo proposito.

La cosa più sorprendente è che, ovviamente, i cinesi, russi, indiani e brasiliani, sembrano essere in attesa di questa opportunità di iniziare a lavorare insieme e di vedere l'emergere di un mondo post-crisi.


GEAB 38 parte II - 2 - Crisi USA/Israele/Iran, dissezione geopolitica globale

Dissezione geopolitica globale – necessità di azioni urgenti per evitare un conflitto diretto israele-iran

Secondo LEAP/E2020, non è un caso che il programma nucleare iraniano è sul palcoscenico della scena internazionale di nuovo.

Dopo una pausa di un anno a causa dell’implosione di Wall Street del 2008, tutti i trend precedenti sono tornati (il ritorno della caduta del dollaro è un esempio lampante).

Lo stesso succede per la crisi nucleare iraniana, che di nuovo è al centro degli interessi strategici globali, ma in un contesto ancora più volatile di 12 mesi fa.

DI certo, gli USA hanno mostrato improvvisamente una storica debolezza attualmente mostrata dalle esitazioni del presidente su una varità di problemi nazionali ed internazionali, incoraggiando le nazioni irrequete (che siano indifferentemente Iran o Israele) a prepararsi ad incontrare il loro destino.

Secondo il nostro team, la prevedibile incapacità del blocco occidentale di fermare il programma nucleare iraniano entro il gennaio 2010 aprirà un nuovo periodo di lancio per l’intervento diretto di Israele, [...] che porta con sè grandi rischi di caos regionale e globale.


La Non proliferazione ha fallito

La crisi Iran/USA/Israele deve essere compresa all’interno di un momento chiave della crisi generale del sistema internazionale attuale, e nell’obsolescenza della politica di non proliferazione che è stata portata avanti dal 1945.

(la crisi generalizzata) Mette la parola fine all’ordine stabilito dopo il 1945.

La crisi è un confronto diretto tra due visioni arcaiche: da una parte, i leader iraniani ignorano gli interessi collettivi globali e si concentrano esclusivamente sul loro interesse nazionale di breve periodo, e dall’altra parte i leader israeliani ed americani che identificano il loro interesse di breve periodo con gli interessi collettivi globali.

Il trattato di non proliferazione ereditato dopo la seconda guerra mondiale è in crisi, come mostrato da:

  • l’aumento del numero delle potenze nucleari (vedere la mappa qui sotto) che non hanno firmato il Trattato
  • lo sviluppo futuro (dagli USA in particolare) di nuovi tipi di armi nucleari come “mini atomiche”
  • il ruolo del Pakistan in terminidi proliferazione attiva non sanzionato
  • il recente accordo tra India e USA che ignora completamente il trattato



(Click per ingrandire. Nell'immagine: mappamondo dello sviluppo nuclare. In rosso le 5 nazioni del club nucleare. In arancione, potenze nucleari note. In viola, stati che hanno posseduto armi nucleari in passato. Giallo, stati sospettati di sviluppare armi nucleari o programmi nucleari. Blu, stati che hanno raggiunto ad un certo punto armi nucleari e/o programmi di ricerca sulle armi nucleari. Rosa, stati che dichiarano di possedere armi nucleari. Fonte: FUturePresent /TNP, 10/2006)

In un contesto del genere, a causa delle serissime conseguenze che avrebbe questo conflitto, la crisi IRAN / USA / Israele non puo’ essere gestita come un caso isolato.

Deve essere gestita come una parte di una strategia di lungo periodo, basata sui nuovi metodi adattati alla realtà del 21esimo secolo.



Teheran e Tel Aviv due facce della stessa moneta

Immaginiamo che Gli USA siano privi di armi nucleari, mentre Messico e Canada ne sono forniti.

O che la Francia sia circondata da nazioni armate di atomica (che non hanno neanche firmato il trattato) ma sia una potenza priva di atomiche. Quanto tempo impiegherebbero Washington o Parigi a rifiutare il trattato di non proliferazione e lanciarsi nello sviluppo di un arsenale nucleare?

Probabilmente meno tempo di scrivere questo scenario! Naturalmente Parigi e Washington invocherebbero le esigenze di sicurezza nazionale per giustificare la loro mossa ed uscire dai limiti di qualunque trattato.

Questa è esattamente la situzione della crisi Iraniana.

Teherano è circondata da potenze nucleari (Russia, Isreale, Pakistan e forse Arabia Saudita), e, ciliegina sulla torta, negli ultimi 3 anni alcuni dei suoi vicini (come Iraq, Afghanistan e Kuwait) si sono trasformati in basi militari americane.

Anche senza un estremista come Ahmadinejad al potere, l’Iran si sforzerebbe comunque di acquisire armi nucleari in ogni modo e nel più breve tempo possibile.

Qualunque altro approccio sarebbe sorprendente, specialmente riguardo alla superba lezione di realpolitik data dalla Amministrazione Bush, che ha dimostrato al mondo che un dittatore armato di armi nucleari è intoccabile, mentre un dittatore senza armi nucleari (e con petrolio, come l’Iraq) è un obiettivo.

Ora è sicuro che l’Iran farà tutto cio’ che è possibile per continuare il percorso di acquisizione di deterrenza nucleare, in uno sforzo per “santuarizzare” il suo territorio, come la Francia sotto De Gaulle ed Israele negli anni 60.

Cerchiamo di essere chiari: questo è un trend inevitabile, a meno che l’Iran non venga distrutto.

L’amministrazione Bush e tutti i promotori della guerra in Iraq, con la loro pochezza intellettuale e la loro fame di petrolio, hanno contribuito gravemente ad accelerare il processo.

Ed ora che gli USA e l’occidente insieme sembrano indeboliti e divisi, l’Iran certamente non cambierà idea. L’Iran agisce esattamente come ha fatto Israle nell’acquisire armi nucleari per assicurare la sua sopravvivenza e rafforzare la sua posizione regionale: Tel Aviv e Teheran sono due facce della stessa medaglia in materia di armamenti nucleari.

Dietro alla crisi iraniana, un nuovo passo sta arrivando nella trasformazione del mondo attivata dalla caduta del Muro di Berlino. Siamo ancora nel processo di uscita dal mondo creato dopo il 1945 e la crisi sistemica globale contribuisce ad aumentare il ritmo di questa evoluzione.


Si conclude qui la seconda parte, domani la terza e ultima.
Se avete perso la parte precedente potete trovarla qui: l'EU al bivio: complice o vittima del crollo del dollaro?

Ringraziamenti caprini all'affezionato lettore Pluto per la collaborazione nella traduzione!

Saluti felici

Felice

mercoledì 21 ottobre 2009

Unione Europea complice o vittima del crollo del dollaro? GEAB 38 parte I

“Sedicenne stuprata da due diciottenni, la madre ascolta tutto al telefono”, questo il titolo che ci propone City, il quotidiano gratuito distribuito in migliaia di copie ai pendolari delle grandi città.

Già.

Forse sarebbe stato opportuno approfondire meno i dettagli truculenti della storia, farsi più domande sulla direzione in cui stiamo educando i nostri figli, e dedicare un po' più di spazio al nuovo GEAB Report n.38, se non nella sua versione completa almeno nella sua versione gratuita.

In questo numero, oltre alle consuete previsioni, Europe2020 (se non sapete di chi stiamo parlando potete visitare questo articolo dedicato a quanto durerà la crisi) si sbilancia sempre di più in favore dell'Eurozona, di cui il team è notoriamente espressione.

Rendiamo comunque disponibile a tutti il report gratuito e ampi stralci del report completo, invitando gli affezionati lettori a ripulire il report dalla sua stessa propaganda per preservare l'analisi strategica.

La parola al report gratuito e riassuntivo di Europe2020, nella traduzione proposta da ripensaremarx.splider.com .

Domani e prossimamamente gli stralci del report completo.


Unione Europea complice o vittima del crollo del dollaro? GEAB 38 parte I

Le principali tendenze al lavoro nelle fasi 4 e 5 della crisi sistemica globale (la fase di decantazione e la fase di dissezione geopolitica globale) si rivelano ogni giorno un po' di più.

Tutti ormai hanno capito che gli Stati Uniti sono trascinati in una spirale incontrollabile che associa insolvibilità generalizzata del paese ed incompetenza evidente delle elite US ad attuare le soluzioni necessarie.

L’annunciata cessazione dei pagamenti degli Stati Uniti è in corso come illustrano la caduta del dollaro e la fuga dei capitali fuori dal paese: solo il nome del liquidatore ed il riconoscimento del fallimento sono ancora sconosciuti, ma ciò non può ritardare.

E, parallelamente al suo leader, l'Occidente, da cui il Giappone si allontana un po' di più ogni giorno con l'attuazione dei suoi nuovi orientamenti politici, economici, finanziari e diplomatici, è già in piena deliquescenza l’immagine della NATO in Afganistan.

Così, secondo LEAP/E2020, l' anno 2010 metterà l' Unione europea nel cuore di quattro vincoli strategici che gli imporranno scelte urgenti in un contesto di crollo accelerato del campo occidentale, che si potrebbe semplificare riassumendolo col destino del dollaro US. Queste scelte definiranno durevolmente il ruolo degli europei nel mondo del dopo crisi.

Sia se si affermeranno come attori-chiave della strutturazione del mondo di domani affermando la loro visione del futuro e cercando i partner ad hoc senza esclusione; sia se si accontenteranno di essere vittime che acconsentono al naufragio dell’Occidente seguendo ciecamente Washington nella sua discesa agli inferi.

Nel primo caso, l' Ue assumerebbe interamente la sua finalità storica di ridare agli europei il controllo del loro destino collettivo; nel secondo, si rivelerebbe essere nient’altro che la propaggine occidentale del COMECON, appendice senza futuro della superpotenza tutelare.

Le tendenze pesanti sono già identificabili e, secondo il nostro gruppo, spingeranno fortemente l' Europa in direzioni anticipabili fin da oggi.

Detto ciò, la debolezza intellettuale dell’attuale direzione politica europea (Unione e Stati membri insieme) costringe a modulare le previsioni. In tutti i casi, essendo la UE la prima potenza economica e commerciale mondiale, le conseguenze di queste evoluzioni avranno un impatto diretto e rapido in tutto il mondo su molti fattori economici, finanziari e geopolitici essenziali: tasso di cambio, prezzo delle materie prime, crescita, sistemi sociali, equilibri di bilancio, governance mondiale.


Quattro vincoli strategici per l'UE

In questo GEAB N°38, oltre alle raccomandazioni strategiche ed operative per far fronte alla crisi ed alle anticipazioni per il 2009-2014 dei rischi-paese di fronte alla crisi, il nostro gruppo analizza dunque i quattro vincoli strategici per i quali l'Ue dovrà, fin dal 2010, dare consequenziali risposte pesanti, cioè:

1. Fare fronte alla rottura del sistema monetario fondato sul dollaro ed evitare di trovarsi senza appello dinanzi alla prospettiva di 1EUR=2USD

2. Evitare l' esplosione dei disavanzi di bilancio del mondo americano e britannico

3. Rispondere all' aggravarsi della crisi Iran/Israele/USA e della guerra in Afganistan definendo una posizione specificamente europea

4. Iniziare a lavorare in modo indipendente e costruttivo con i nuovi attori chiave del mondo del
dopo la crisi: Cina, India, Brasile e Russia in particolare.

Infatti, su tutti questi punti determinanti per gli europei ed il resto del mondo, non è possibile aspettare oltre il 2011.

Basta immaginare per rendersene conto che gli europei restano collettivamente passivi di fronte a questi quattro vincoli per spiegarsi l'impossibilità di aspettare oltre il 2010:

1. Così, se gli europei si accontentano di guardare il dollaro affondare, le loro esportazioni verso gli Stati Uniti e numerosi altri paesi le cui valute sono legate al dollaro U. S., andranno da qui ad un anno completamente sinistrate, aggravando la crisi economica e sociale nell' Ue.

2. Se gli europei, e soprattutto i governanti della zona euro, lasciano scappare i disavanzi pubblici, come fa la Francia, la zona euro sarà sottoposta molto rapidamente a conflitti interni brutali tra europei del Nord ed europei del Sud.

3. Se i governanti europei si accontentano di seguire l' asse Israele/Washington nella questione del nucleare iraniano e star dietro all' amministrazione Obama per l' Afganistan, entreranno in un processo di scontro con le loro opinioni pubbliche per il quale né sono preparati, né sono in posizione di forza, prova della grave instabilità politica in tutti gli Stati membri.

4. Se gli europei rifiutano di discutere in modo indipendente dai loro eventuali interessi comuni con i cinesi, gli indiani, i Brasiliani ed i Russi, si privano semplicemente di qualsiasi mezzo per fare valere la loro visione delle cose per quanto riguarda i tre vincoli precedenti poiché questi paesi rappresentano oggi le potenze senza le quali non può più essere attuato nulla di decisivo.

Secondo i nostri ricercatori, è dunque certo che il 2010 è un anno determinante per gli europei ed il loro futuro comune. La posizione dell' Ue, ed in particolare della zona euro, di fronte al dollaro sarà determinante per gli europei, come per il dollaro e l'ordine monetario mondiale.

Non che gli europei abbiano scelto l'anno (2010) o l'argomento (il dollaro) (i dirigenti di Eurolandia preferirebbero certamente continuare il loro “business as usual„), ma la Storia è dotata di una ironia notevole che mette “gli alleati„ degli Stati Uniti ormai con le spalle al muro: affondare ora con Washington o uscirne senza Washington.

Ma, come nello lo sviluppo dell’insieme dei fenomeni implicati nella crisi sistemica globale in corso, il tempo conosce una forte contrazione: tutto va molto più rapidamente.

A questo proposito si può anche essere sorpresi di vedere gli "esperti" di tutti i generi presentare come strampalato l'articolo di Robert Fisk "Il crepuscolo del dollaro", riportando che russi, cinesi, francesi, giapponesi e paesi petroliferi del golfo starebbero discutendo una quotazione sui prezzi del petrolio in un'altra valuta che non sia il dollaro US da qui a nove anni.

Per LEAP/E2020, il solo elemento sorprendente di quest'informazione è il periodo di nove anni. Quest'evoluzione si verificherà molto più rapidamente, da qui a 2 anni, sotto la pressione degli eventi.


Nove lunghi anni

Ricordiamo il mondo di nove anni fa per comprendere l'accelerazione straordinaria della Storia che costituisce questa crisi: nove anni fa..

  • G.W. Bush era stato appena eletto
  • l'11 settembre avrebbe avuto luogo solo due anni più tardi
  • gli Stati Uniti non si erano ancora impantanati in Afganistan ed in Iraq
  • Katrina non aveva ancora raso al suolo New Orleans
  • un euro valeva 0,9 dollari
  • la Russia non era che un paese alla deriva
  • l' Ue credeva di elaborare una costituzione popolare
  • la Cina era un attore internazionale povero
  • l'economia US era mostrata come esempio al mondo
  • il Regno Unito faceva la lezione ultra-liberale a tutta l’Europa
  • le banche d'affari di Wall Street sembravano invincibili

e l'elenco potrebbe continuare lungamente.

Ciò che emerge è che ognuno di questi eventi sarebbe parso impensabile alla maggior parte “degli esperti„ soltanto alcune settimane prima che si verificasse.

Allora pensare che occorreranno nove anni per pagare il petrolio in altra cosa che non sia il dollaro, moneta che regge grazie alla volontà (sempre più cattiva) delle banche centrali di comperare, comperare ed ancora comperare questa valuta per evitare che essa crolli, è francamente dare prova di una naïveté storica che disarma.

Già al secondo trimestre, le banche centrali del mondo intero hanno incominciato a porre fine al loro accumulo di dollari US (il Dollaro ha rappresentato il 37% dei loro acquisti di valuta, quando questa rappresenta il 63% delle riserve). Nel luglio 2009, quasi 100 miliardi di USD di capitali netti hanno già lasciato gli Stati Uniti, e ciò nel momento in cui il paese pretende di riuscire a fare entrare nelle sue casse più di 100 miliardi USD al mese per finanziare il deficit federale (senza parlare degli altri disavanzi pubblici).


Saldi di stagione: vendesi 100 MLD di T-bonds

In questo contesto, una questione essenziale si pone: chi compera realmente questi 100 miliardi di buoni del tesoro US ogni mese?

(forse due giapponesi su un treno a chiasso? NDFC)

Certamente non i cittadini americani che sono indebitati al di là del ragionevole e non hanno più né risparmio, né credito.

Certamente non gli operatori privati stranieri che si preoccupano ogni giorno un po' di più
dello stato di salute degli Stati Uniti.

Certamente neppure le banche centrali cinese, russa, giapponese che incominciano, da un lato a cessare i loro acquisti di buoni a lungo termine, e dell'altro, a vendere T-Bonds o trasformare i loro buoni a lungo termine in buoni a breve termine.

Stranamente solo la banca d' Inghilterra sembra avere ancora questo appetito.

Allora ci rimangono solo i "soliti sospetti" (primary dealers), vale a dire la Fed e la sua rete di operatori primari, cioè i soldi "stampati" stanno prendendo un ruolo predominante rispetto a quanto riconosciuto dalla Fed, con la sua politica di "allentamento quantitativo"(quantitative easing ) ufficiale.

Con l'annuncio del disavanzo del bilancio federale di 1,000 miliardi di dollari all'anno sul decennio a venire, chi può onestamente pensare che il resto del mondo accetterà di essere pagato per ancora nove anni in valuta senza valore?

Forse coloro che pensavano impossibile il crollo di Wall Street nel settembre scorso?
O che credevano che Obama avrebbe cambiato l'America ed il mondo?
O che persistono a credere che il consumatore americano rinascerà dalle sue ceneri ed alimenterà la “ripresa impossibile„?




Contrariamente all'anno scorso, l' attuale ricaduta del dollaro non beneficerà di una dilazione inaspettata a causa del panico.

Questa volta, la valuta americana è vista come uno spaventapasseri e non come un rifugio, poiché il disaccoppiamento dal resto del mondo (Asia, Sudamerica e Europa in particolare) è all' opera.

D’altronde e’ per questo che il 2010 è un anno così determinante per gli europei. Se lasciano proseguire gli sviluppi in corso, è l' Euro che diventerà una valuta-rifugio ed il suo corso soffocherà l'economia europea.

La zona euro deve dunque diventare più aggressiva e discutere con gli altri grandi soggetti economici e finanziari per evitare questa situazione, evitare che l' Euro voli di fronte allo Yuan, allo Yen ed ad altre valute dei suoi partner commerciali.

In realtà, su questo punto, essa non ha realmente la scelta, poiché comperare ogni giorno dei miliardi USD che valgono sempre meno al ritmo crescente al quale sono creati, non può essere una politica duratura.

E per di più, chi dispone realmente di un margine di manovra per negoziare col FMI, è proprio l’Ue, sia per abolire il diritto di veto degli Stati Uniti che per far posto alle potenze “riemergenti„.

Come sovente, sono gli eventi esterni che imporranno agli europei di agire in modo unito e proattivo.

Vale a dire, per LEAP/E2020, il dollaro sarà un forte stimolo dell' azione europea per l’anno 2010. E la Storia, rispetto alla quale gruppo di LEAP/E2020 sottolinea sempre che il suo solo “senso„ è quello dell' ironia, si prepara evidentemente a dare agli europei un ruolo che tutti si aspettavano vedere giocare ai cinesi…


Si conclude qui la parte gratuita del GEAB 38.

Qui la seconda parte del report completo: 4 vincoli strategici per l'EU + crisi USA/Iran/Israele

Saluti felici

Felice Capretta

domenica 18 ottobre 2009

Attentato in Iran, colpiti ufficiali d'elite

La giornata di domenica, consacrata al riposo nel mondo occidentale, è stata segnata da 3 grandi eventi che hanno raggiunto i media in modo diverso.

Tutti e tre gli eventi riguardano più o meno direttamente i Balcani Globali (chi non sa di cosa stiamo parlando puo' andare a questo nostro post ed approfondire).


1. Israele, crimini di guerra a Gaza

Approvato dalla commissione ONU per i diritti umani il rapporto Goldstone sui crimini di guerra compiuti da Israele a Gaza.

Si tratta delle famose bombe al fosforo bianco, ma anche dell'attacco deliberato all'unico mulino di Gaza (notoriamente un'installazione militare e pericolosa), volto intenzionalmente a togliere l'alimento base alla popolazione civile, nonchè di tutta la lunga lista di crimini di guerra che potete approfondire a questo link, di cui vi diamo un assaggio qui

Il rapporto Goldstone ha dimostrato che Israele «ha colpito una popolazione civile che era sotto il suo controllo» e dunque sotto la sua responsabilità.

Che ha «usato forza sproporzionata in confronto alle concrete minacce ai propri civili».

Che i soldati israeliani «hanno ricevuto ordine di sparare sulle ambulanze e i gruppi di soccorso», mentre altri hanno sparato su gente che avanzava «con una bandiera bianca»; che hanno ucciso persone «nelle loro case, e nelle vicinanze», che hanno usato gente di Gaza come scudi umani.

Che [...] prima di ritirarsi, hanno distrutto deliberatamente vaste aree residenziali, industriali ed agricole.

Nel complesso, l’operazione Piombo Fuso viene definita «un’aggressione deliberatamente sproporzionata, che ha avuto lo scopo di punire, umiliare e terrorizzare una popolazione, stroncare la sua capacità economica di provvedere a se stessa, e instaurare in essa un senso ogni giorno maggiore di dipendenza e di vulnerabilità».

Ora vengono dati 6 mesi di tempo ad Israele e a Gaza per presentare una analisi di parte.

In mancanza di risposte consistenti, gli alti papaveri di Israele in carica allora potrebbero finire alla sbarra al tribunale de L'Aja.

In Israele la notizia è stata accolta con freddezza.

Finire davanti al tribunale penale internazionale per crimini di guerra evidentemente non è un problema.

Rischiare che i comandanti delle forze armate, i ministri ed il presidente del consiglio (di allora) siano arrestati in qualunque paese fossero in visita e condotti in manette davanti al tribunale de L'Aja evidentemente non è un problema.

Effettivamente non è un problema, perchè per l'incriminazione formale per crimini di guerra ed il passaggio del plico al tribunale penale internazionale servirà una delibera dell'ONU, per la quale sarà sufficiente il diritto di veto degli USA.

Evidentemente in Israele sono sicuri a tal punto dell'amicizia con Washington da potersi permettere di ostentare freddezza e sicurezza.

A favore della risoluzione hanno votato: Arabia saudita, Argentina, Bahrain, Bangladesh, Bolivia, Brasile, Cile, Cina, Cuba, Egitto, Ghana, Gibuti, Giordania, India, Indonesia, Mauritius, Nicaragua, Nigeria, Pakistan, Filippine, Qatar, Russia, Senegal, Sudafrica, Zambia

Contro: Italia, Olanda, Ungheria, Slovacchia, Ucraina, Usa.

Astenuti: Bosnia, Burkina Faso, Camerun, Gabon, Giappone, Messico, Norvegia, Sudcorea, Slovenia, Uruguay.

Non hanno votato: Angola, Francia, Gran Bretagna, Kirghizistan, Madagascar.

Secondo organizzazioni umanitarie, nell’operazione “Piombo fuso” vi sono stati 1400 palestinesi uccisi, in grande maggioranza civili e bambini; fra gli israeliani morti vi sono stati 3 civili e 10 militari.


2. In corso l'offensiva pakistana in sud Waziristan


Dopo giorni di annunci e oltre 150 vittime in due settimane, è cominciata alle prime luci dell'alba la massiccia offensiva dell'esercito pachistano contro le roccaforti dei talebani nella zona tribale del Sud Waziristan, nella parte occidentale del Pakistan ai confini con l'Afghanistan.

Circa 30.000 soldati, coadiuvati da forze aeree, corpi di frontiera e volontari delle tribù dell'area riuniti in piccoli gruppi filo-governativi, stanno rastrellando la zona a caccia di talebani.

Già.


3. Attentato in Iran, decapitato il comando delle truppe di terra

Diffusa in occidente una voce non confermata, poco più che un gossip, sulla presunta morte dell'Ayatollah Khamenei. Una rapida ricerca nei media di oggi sulla keyword Iran riporta molti articoli a sostegno o smentita del gossip.

Facciamo notare che il gossip sta catturando tutta l'attenzione delle notizie dall'iran, come se (subdola ipotesi caprina) fosse stato diffuso ad arte per coprire la vera notizia: un attentato suicida ha decapitato i vertici dell'esercito iraniano.

Dove?

A Pishin, una città dal curioso nome, poco distante dai confini con Pakistan e Afghanistan, non troppo lontano proprio dal Sud Waziristan, la zona che è teatro dell'offensiva di cui al punto precedente.

L'attentatore è riuscito a farsi esplodere durante l'incontro di alti ufficiali delle guardie della rivoluzione che stavano pianificando un incontro tra i leader locali di gruppi sciiti e sunniti.

Non è dato sapere cosa stessero organizzando gli alti papaveri delle forze d'elite iraniaene.

Di sicuro non erano andati là per godersi una tazza di the.

Forse un tentativo di conciliazione tra sunniti e sciiti nell'area attualmente più calda dei Balcani Globali, proprio nello stesso giorno dell'offensiva pakistana pochi chilometri più a est? Forse stavano gettando le basi di un progetto per fare fronte comune in caso di disordini di confine nel Sud Waziristan / Belucistan per evitare di essere trascinati in un conflitto contro i Soliti Noti per un banale casus belli?

Strana anche la modalità scelta.

Nei paesi arabi, la storia ce lo ha insegnato, alcune persone sono disposte a dare la vita per combattere gli invasori (nonchè infedeli), ma non per fare del male ad altri musulmani, semprechè non si trovino presi in mezzo, si capisce.

Allah (sia lodato il suo nome) non distingue fra le sue lenticchie, si usa dire.

Tra l'altro, uccidere un invasore (nonchè infedele) e morire combattendo puo' essere motivo di orgoglio, onore, e/o essere cosa foriera di altre ricompense per alcuni credenti di religione islamica.

Uccidere un altro musulmano è invece considerato generalmente un atto vile e non ti manda in paradiso.


Nell'attentato sono rimasti uccisi i seguenti ufficiali:

  • il capo del battaglione Al Qods dei Pasdaran iraniani
  • il generale Nurali Shushtari
  • il comandante delle Guardie della provincia del Sistan-Baluchestan
  • il generale Mohammadzadeh
  • numerosi altri membri e alti comandanti dei Guardiani Rivoluzionari.

In pratica, in un sol colpo è stato azzerato il comando delle forze di terra delle truppe d'elite iraniane.

Per gli oppositori di Teheran è stato un colpo magistrale.

(non ci stupirebbe sentir tintinnare i calici a Tel Aviv, Washington e Londra al favoloso colpo di fortuna)

Il presidente del parlamento iraniano, Ali Larijani, ha accusato apertamente USA e Gran Bretagna della responsabilità dell'attentato.

Evidentemente non crede nella fortuna.

Saluti felici

Felice Capretta


Ps: per gli affezionatissimi....è in arrivo il GEAB 38 completo a breve.

venerdì 16 ottobre 2009

DJ sopra 10.000, segnali contrastanti

"Le cifre macro sono state migliori delle attese ma i problemi non sono spariti di punto in bianco"

Questo il commento di Stanley Nabi, vice presidente del grupo Silvercrest Asset Management, all’indomani della giornata del 15 Ottobre in cui il Dow Jones è tornato sopra quota 10.000, facendo trionfare di piacere gli affezionati lettori che teorizzano la ripresa e gettando nello sconforto i catastrofisti più accaniti.

10.000 punti, lo ricordiamo ai più, è lo stesso livello raggiunto dal Dow jones nel 1999: circa 10 anni fa.

Wow.

Naturalmente, a nostro avviso entrambi i comportamenti non sono equilibrati: la ripresa non è qui e l’economia non ripartirà domani grazie al solo fatto che il dow jones è sopra 10.000 (e non è un bel segnale che sia ai livelli del 1999!), mentre dalla parte opposta non è il crollo totale dell’economia che risolve lo stato di malessere di una persona, di una organizzazione, di un mondo intero.

Cio’ premesso, abbiamo visto strombazzare con gioia i risultati della Potentissima Goldman Sachs, che incurante della crisi è riuscita a triplicare il risultato del trimestre precedente, attestandosi a 3.19 miliardi di dollari di profit. JPMorgan, come Goldman Sachs, ha riportato un profit di 3.6 miliardi di dollari nello scorso trimestre.

Per contro, abbiamo visto meno attenzione sui risultati della non-morta Citigroup, che da un anno viene tenuta in vita artificialmente, dopo essere crollata sotto ai 5 USD per azione contro i 40 USD per azione dei tempi d’oro.

Citigroup ha infatti riportato una perdita di 0,27 USD per azione.

Anche Nokia, notizia di ieri, ha registrato la sua prima perdita netta dal 1996 pari ad un calo del 7%.

Il mercato ha comunque punito sia Goldman sia Citigroup con un ribasso delle loro quotazioni, segno che non c’e’ motivo di festeggiare granchè.

Tra gli altri segnali contrastanti, segnaliamo un balzo di +34.57 punti in ottobre, sui massimi di cinque anni, per l’attività manifatturiera della regione di New York.

L’inflazione in USA al netto di cibo ed energia è salita al 1,5% anno su anno a settembre, con un guadagno rispetto all’1,4% di agosto. Ha sicuramente aiutato il programma di incentivi alla rottamazione.

Sono saliti anche i prezzi degli hotel, il che è alquanto inconsueto nel bel mezzo del rallentamento della spesa turistica. Il prezzo del cibo è invece sceso e segna il primo declino su base annuale negli ultimi 40 anni.

Intanto il Corriere parla delle possibilità di morire a causa di un piercing sulla lingua.

Uhm.

Saluti felici

Felice Capretta

giovedì 15 ottobre 2009

Cambiamenti climatici, blog action day

Cambiamenti climatici, blog action day

DISCLAIMER: questo post contiene opinioni personali. Con questo post aderiamo al blog action day con un post sui cambiamenti climatici, su indicazione dell’affezionato lettore Marco.


Mormora dalla pelle secca e occhi spenti, no grazie.

Ricciola pelle lucida, occhi pieni e trasparenti, sembra buona.

(Benchè vegetariani, diamo sempre un’occhiata al banco pesce dei supermarket)

Gamberi così così.

Ehi guarda, un branzino freschissimo.
Provenienza: australia.

Riscaldamento globale? Mazza da hockey? Raffreddamento globale?

Il tema dei cambiamenti climatici è un branzino fresco di provenienza australiana in un supermarket di una grande città italiana.

Perchè non so voi, ma noi abbiamo l’impressione che ci sia qualcosa che non quadra.


Riscaldamento globale

Va bene il riscaldamento globale, ammesso che esista veramente.

(perchè, per chi non lo sapesse, altri pianeti del sistema solare hanno avuto un innalzamento della temperatura media negli ultimi anni, il che indica che l'aumento della temperatura è determinato da un fattore non locale)

Poi, il tema è controverso.

La temperatura si sta alzando o si sta abbassando?

L’uomo sta davvero provocando l’effetto serra?

Non abbiamo la risposta a questa domanda.

Di sicuro, pero’, l’uomo sta inquinando parecchio.
Anzi, sta letteralmente avvelenando il pianeta.
E questo non è buono per il pianeta.


Costruttivi o distruttivi?


Il Blog Action Day chiede che il blogger scriva un post per dare un impulso, lanciare un segno ai leader mondiali che si riuniranno a dicembre sul tema cambiamenti climatici.

Noi lanceremmo volentieri una scarpa, o un pesce marcio, ma visto che bisogna essere costruttivi per aderire all’iniziativa, noi facciamo la nostra parte.

Il che ci riporta al branzino di cui sopra.

Perchè caspita la catena di distribuzione francese deve avere una filiale italiana che ha supermarket in molte città italiane che hanno un centro unico di acquisto che compra i branzini al prezzo più basso da una società australiana che alleva i branzini con mangime cinese e li trasporta in europa attraverso un aeroporto del medio oriente su un aereo di fabbricazione americana in celle frigorifere di fabbricazione cinese che contengono un gas che probabilmente erode l’ozono sull’antartide?

Non sarebbe molto più semplice acquistare un branzino di allevamento a genova?

E magari acquistarne il 30% meno, visto che comunque il pesce vecchio sul banco pesce c’e’ sempre (e magari poi te lo rifilano nei preparati pronti)?

Si, sarebbe più semplice.
Si consumerebbero molte meno risorse, e forse si risparmierebbe così tanto che acquistare a Genova diventerebbe conveniente.

E se quel giorno i branzini sono finiti, amen: polenta e formaggio.


Conclusioni

Per concludere, quale messaggio mandiamo noi di Informazione Scorretta ai leader globali?

Prima di tutto, gli tiriamo dietro un branzino australiano (pace all’anima sua).

Poi li invitiamo alle dimissioni, loro e le loro maledette aziende da loro coperte e protette, che con il nostro consenso silenzioso hanno potuto prendere il controllo del mondo.

Probabilmente a Dicembre emergerà la loro riposta al problema climatico: una tassa globale per un problema globale.

Già: una bella fregatura globale.

Pagarla, o accettare in silenzio che il parlamento italiano la recepisca e la infili in qualche altra tassa, sarà l’ennesimo modo di dare il nostro consenso silenzioso al mantenimento dello status quo ed al rafforzamento del potere di chi oggi domina il mondo e l’economia.

E’ tempo di cambiare, dipende solo da noi.

Il tempo – lo sapete – è ora.

Saluti felici

Felice Capretta

mercoledì 14 ottobre 2009

Il crollo dei mercati prossimo venturo e l'attentatore fantozziano

Attentato a Milano, naturalmente!

Abbiamo lasciato due giorni di tempo ai media per decantare la notizia in attesa di segnali interessanti ed obiettività, ma ne abbiamo visti ben pochi.

La maggior parte delle testate strilla ancora dalle prime pagine la parola magica che giustifica i rimedi estremi: “Attentato!”.

Oggi City, il quotidiano gratuito che finisce nelle mani di decine di migliaia di pendolari ogni mattina, afferma dalla prima pagina che “poteva essere una strage”.

Poteva, certo, se l’attentatore avesse avuto in tasca del tritolo ben confezionato, anzichè del fertilizzante scaduto.

Più avanti nell’articolo si legge che l’attentatore “aveva in casa ingenti quantità di materiale per fabbricare esplosivi”.

Fertilizzante, appunto, ammoniaca e altro.

Roba da spedire a Guantanamo metà dei vecchietti che hanno gli orti in città.


I fatti

Riassumiamo brevemente i fatti: lunedì mattina un immigrato (notare che tutti i lanci di agenzia specificavano “di origine libica”) faceva esplodere una bomba artigianale davanti alla Santa Barbara di Milano, farfugliando qualcosa come “italiani via dall’Afghanistan”.

Nel giro di poco tempo la ghiotta notizia dell’attentato islamico rimbalzava in tutto il mondo.

I reporter affluivano al centro islamico di Viale Jenner, sede della famosa moschea milanese, per verificare il grado di estremismo dell’attentatore. Dai responsabili della moschea è arrivata la risposta più semplice del mondo: “qualche volta è venuto qui a pregare, ma mica sappiamo tutto di tutti”.


Il tragicomico kamikaze Tozzi-Fan

Risulta comunque che la notizia sia più tragicomica che altro.

Si tratterebbe infatti di un povero disgraziato che nell’esplosione ha fatto del male solo a sè stesso.

Il terribile kamikaze prima avrebbe cercato di entrare nella Santa Barbara, che non è propriamente l’Opera San Francesco, ed è stato ovviamente bloccato all’ingresso dai carabinieri.

A quel punto si sarebbe fatto esplodere il pacco tra le mani nel tentativo di lanciarlo, provocando più una fiammata che non un'esplosione, giocandosi:

  • una mano
  • un avambraccio
  • entrambi gli occhi

D’altra parte con il fertilizzante e l’ammoniaca non è che si puo’ fare molto di più.

Al fantozziano kamikaze è andato proprio tutto storto: non è morto in battaglia e si è giocato così il presunto paradiso, non ha fatto danno ne’ vittime se non un piccolo graffio al carabiniere all’ingresso ed è ora cieco e monco.

E gli restano pure tutti i debiti da pagare.

Fallito due anni fa ed incazzato con il mondo, probabilmente chiuso in casa a guardare la televisione che racconta le gesta mirabolanti dei terroristi islamici, gli è probabilmente girato il boccino e si è convinto di essere Osama Bin Mossaden.

Il kamikaze, già.


Esperto di Elliott Wave: il crollo dello S&P500 è vicino


Forse sarebbe stato più opportuno
dedicare un po’ di spazio ad un interessante articolo che è girato alcuni giorni fa per la blogosfera sul prossimo crollo del S&P500, secondo un famoso analista di Wall Street, Robert Prechter. Ce ne dava notizia Bloomberg.


La borsa americana potrebbe soffrire un “pesantissimo declino”, dopo la salita ai massimi livelli dell'anno, di due settimane fa.

Lo S&P500 probabilmente scenderà “consistentemente sotto” i 676,53 punti, minimo degli ultimi dodici mesi, raggiunto il 9 di marzo.

L'indice da lì era poi salito della bellezza di un 58% nei seguenti sette mesi, scontando il fatto che la recessione fosse finita.

Le azioni ora sono decisamente sopravalutate e perciò il mercato subirà una discesa di ben oltre un 34% dall'ultima chiusura di settimana (ndr 1.025,21).

Il mercato ha registrato un massimo a settembre e ora è destinato a rientrare in pieno bear market.

Anche Roubini sembra sulla medesima lunghezza d'onda.

Robert Pretcher è considerato il massimo analista secondo la tecnica delle Onde di Elliott.

La tecnica delle Onde di Elliott usa il principio della Successione di Fibonacci per studiare l’andamento dei mercati finanziari. Se ben ricordiamo, Elliott avrebbe previsto con anticipo il crollo di Wall Street del 1929. Lo consideriamo un ottimo metodo di anailsi a posteriori, mentre la previsione degli andamenti secondo la tecnica di Elliott è a nostro avviso cosa quanto mai ardua.

Conoscendo la curiosità tipica degli affezionati lettori di Informazione Scorretta ci aspettiamo che la Successione non sia una novità per la maggior parte di loro.. in ogni caso è una successione numerica che ricorre incredibilmente nelle opere dell’uomo (architettura, arte, simbolismo, filosofia) ed in natura, dall’infinitamente piccolo del DNA, passando per la fillotassi delle piante, per gli animali, per l’uomo, il suo viso, il suo sorriso, e via via fino all’infinitamente grande, il sistema solare e le galassie.

La Successione di Fibonacci è strettamente collegata alla Sezione Aurea.

Saluti felici ed armonici

Felice Capretta

ps: poco fa a Milano è stato iniettato alla prima persona in Italia il vaccino Influenza A. In bocca al lupo.

domenica 11 ottobre 2009

Nuova Influenza A/H1N1, topo gigio e il toponano

Un nano con le orecchie grandi che dice cose ridicole.

Stiamo parlando, a scanso di equivoci, del famoso Topo Gigio, assurto alla eroica impresa di fare da testimonial in favore della prevenzione della Nuova Influenza A / H1N1.

Che pero', come si puo' leggere nel cartello finale, è una "normale influenza".



Sa un po' di presa per i fondelli, non è vero?

Proprio la specialità del toponano, ehm pardon, di Topo Gigio.

Sarà stata l'influenza delle suine.

Saluti felici

Felice Capretta

venerdì 9 ottobre 2009

Cena dei blogger in corso...

...come anticipato da mercatoliberonews e mercato libero, è in corso la cena dei tre blogger.

Eccovi una foto del tavolo con le tre mani che tasteggiano quotidianamente i vostri blog preferiti.





Gnam, pardon, già.

forse avremmo potuto dedicare più spazio ad una interessante notizia apparsa qua e là: il socio israeliano di Murdoch, Haim Saban, starebbe trattando l'acquisto del 50% di Al Jazeera.

Magnate tv, Haim Saban, starebbe trattando con Emiro Qatar

Roma, 7 ott. (Apcom) - Un socio israelo-americano del tycoon australiano Rupert Murdoch, starebbe trattando con il governo del Qatar, attraverso un mediatore egiziano, l’acquisto del 50 per cento della tv satellitare araba al Jazeera che a causa della crisi finanziaria mondiale si troverebbe in cattive condizioni economiche. E’ quanto sostengono fonti egiziane al quotidiano del Cairo, el Mesryoon.

Secondo il quotidiano egiziano, “l’uomo d’affari” israeliano è Haim Saban, nato ad Alessandria d’Egitto nel 1944 “ed emigrato in Israele nel 1956″. Si tratta del produttore cinematografico israelo-americano conosciuto come “il re Mida dei media”, per avere costruito la sua fortuna partendo dal nulla, vendendo le colonne sonore delle serie televisive e i diritti dei cartoni animati. Nel 1995 Saban è entrato in affari con Murdoch, rilevando il 49,5% di Fox Familly Worldwide, che comprende i canali via cavo Fox Family Channel e Fox Kids Networks (110 milioni).

Fonte

Saluti felici

Felice Capretta, Ziobarbero, Mercatolibero

martedì 6 ottobre 2009

FIne del dollaro e l'economia precaria di Strauss-kahn

Conclusa ad Istanbul la riunione annuale di Banca Mondiale e Fondo Monetario Internazionale. Dominique Strauss-Kahn, responsabile del FMI, ha rilasciato ieri alcune dichiarazioni.

Proprio lui, quello che a maggio 2009 dichiarava che la ripresa era prevista per la primavera del 2010, e 15 giorni dopo, a giugno 2009, dichiarava che il peggio doveva ancora arrivare.

Alcuni stralci del suo discorso:

L'economia globale è in una posizione molto precaria. Il ritiro prematuro delle politiche di stimolo potrebbe ammazzare la ripresa.

[...]

Per certo governi e banche centrali dovrebbero mettere a punto strategie d'uscita credibili.

Ma è troppo presto per realizzarle.


Pero’ in Australia già alzano i tassi di interesse (segnalato nei commenti al post precedente) per sterilizzare l’effetto dello stimolo e tamponare il rischio inflazione.

Verificheremo presto se l’economia australiana sta in piedi da sola o se è come smettere di fare l’elettroshock ad un tasso già morto.


Sempre il nostro:

(La crisi) non è finita.

La ripresa sarà debole e la domanda privata non è ancora in grado di autosostenersi [...] la disoccupazione con ogni probabilità disegnerà una lunga ombra sulla ripresa.

e infine

(per) far fronte alle sfide future dovremo adattarci ai cambiamenti, sia a livello di ciascun paese sia a livello internazionale

Già ce lo immaginiamo, strauss-kahn, che davanti alle nostre critiche risponde “chi è senza peccato scagli la prima ..." ..Scarpa?


La grande fuga dal dollaro


E mentre le inquietanti parole di strauss-kahn cadevano lettera morta in molti mezzi di (dis)informazione italici troppo impegnati a rincorrere le farfalle dell’impossibile ripresa, ieri è piombata in internet la notizia che alcuni paesi stanno preparando la grande fuga dal dollaro.

Qui potete trovare l’articolo originale di Robert Fisk sull’Indipendent, già segnalato da molti lettori nei commenti al post precedente, che ha scatenato la baraonda ed ha dato una fiammata al prezzo dell’oro.

I fatti sono presto detti:

Gli Stati arabi hanno avviato trattative segrete con Cina, Russia e Francia per smettere di usare la valuta americana per le transazioni petrolifere.

Mettendo in atto la piu’ radicale trasformazione finanziaria della recente storia del Medio Oriente gli Stati arabi stanno pensando – insieme a Cina, Russia, Giappone e Francia – di abbandonare il dollaro come valuta per il pagamento del petrolio adottando al suo posto un paniere di valute tra cui lo yen giapponese, lo yuan cinese, l’euro, l’oro e una nuova moneta unica prevista per i Paesi aderenti al Consiglio per la cooperazione del Golfo, tra cui Arabia Saudita, Abu Dhabi, Kuwait e Qatar.

Incontri segreti hanno gia’ avuto luogo tra i ministri delle finanze e i governatori delle banche centrali della Russia, della Cina, del Giappone e del Brasile per mettere a punto il progetto che avra’ come conseguenza il fatto che il prezzo del greggio non sara’ piu’ espresso in dollari.

Il progetto, confermato al nostro giornale da fonti bancarie arabe dei Paesi del Golfo Persico e cinesi di Hong Kong, potrebbe contribuire a spiegare l’improvviso rincaro del prezzo dell’oro, ma preannuncia anche nei prossimi nove anni un esodo senza precedenti dai mercati del dollaro.



L’articolo prosegue all’indirizzo sopra.

L’affezionato lettore documentato di economia non avrà mancato di tirare rapidamente le somme.

Per tutti gli altri proponiamo un caprino 2+2.


La valuta di riserva internazionale

L’economia mondiale si basa sul dollaro perchè questo è la valuta di riserva internazionale.

Finchè il dollaro resta valuta di riserva internazionale, gli USA continueranno a giocare un ruolo di primo piano nell’economia mondiale, perche’ sono Il Giocatore del Grande Gioco dell’economia globlale.

In altre parole, il paese che batte la moneta ufficiale del Gioco è Il Giocatore stesso, o se volete, è il Banco.

Non fosse stato per questo, il dollaro e gli USA sarebbero stati spazzati via un anno fa con il crollo di Lehman Brothers.

Invece tutto sommato ha tenuto.

Con una mossa temeraria, la Fed ha inondato il paese di dollari freschi di stampa, ricorrendo ai peggiori artifici contabili, facendo schizzare in alto, a livelli mai visti prima, la massa monetaria.

Questo è servito a tamponare temporaneamente il meltdown immediato e la caduta verso una rovinosa deflazione superato il rischio immediato di crollo, ma ha innescato la bomba a tempo dell’inflazione.

Storicamente, tuttavia, gli USA non si preoccupano più di quel tanto dell’inflazione, perchè, secondo un adagio consolidato nelle università americane, gli USA esportano l’inflazione.

Benchè aberrante, il ragionamento è in parte vero.


Inflazione negli USA? No grazie, la esportiamo!

Proprio in virtu’ del fatto che il dollaro è la valuta di riserva internazionale, è in dollari che viene scambiato il principale bene su cui si basa il sistema industriale: il petrolio.

Miliardi di barili ogni mese vengono pompati, comprati e venduti, per diventare benzina che porta la frutta nei supermercati, per alimentare i pc con cui visitate Informazione Scorretta, per fare palline di plastica, per asfaltare le strade, per.... ogni goccia di ogni barile viene comprata e venduta in dollari.

Di conseguenza, ogni nazione deve assicurarsi di avere un portafoglio pieno di dollari, altrimenti niente petrolio. Mica accettano i buoni pasto in cambio di Brent.

Riassumendo:
  • l’intera economia mondiale si appoggia sul dollaro.
  • l’intero sistema industriale si basa sul petrolio, che a sua volta è scambiato in dollari.

Se tutto, e dico tutto, il mondo gira intorno al dollaro, non è poi così importante se il dollaro perde il 10% del valore negli USA per inflazione, perchè questa perdita di valore si propaga in tutto il mondo, grazie al petrolio come portatore sano ed i dollari ad esso collegati come fattore infestante.

Questa è una condizione uguale per tutti nell’intero sistema economico mondiale, e dunque non determina squilibri di alcun genere.

Con le dovute semplificazioni, questa era la teoria dell’esportazione dell’inflazione spiegata.

Ed è anche il motivo per cui negli USA non è ancora esplosa un’inflazione da Zimbabwe con conseguente svalutazione del dollaro, default degli USA sul debito e sostanziale meltdown economico globale.

L’affezionato lettore non esperto di economia ha già intuito la fine di questa storia sull'esportazione dell'inflazione ed il problema dell'abbandono del dollaro.

La notizia della grande fuga è uscita sui giornali.

Negli ambienti politici e diplomatici, a livello di grandi equilibri internazionali, la notizia non esce mai a caso, ma solo quando ha già raggiunto e superato il punto di non ritorno.

La strada è dunque segnata: un giorno il dollaro non sarà più la valuta di riferimento per il petrolio. Lo sarà invece un paniere di valute, tra cui l’euro, lo yuan, lo yen, l’oro e la valuta comune dei paesi arabi (paniere di valute definito, non male per un “vago progetto solo ipotizzato”).

Abbandonato il dollaro a sè stesso, cosa succederà?


Gli scenari

Succederà che gli USA non potranno più esportare l’inflazione, che esploderà in tutta la sua forza nel continente americano.

La conseguente svalutazione del dollaro, aggravata dai falchi speculatori che giocheranno sul ribasso sulla valuta, ridurrà probabilmente il dollaro ad una frazione del suo valore.

I paesi che detengono titoli di debito americani, Cina e Giappone in primis, si troveranno con in mano un pugno di mosche.

Riusciranno ad assorbire un tale buco?

Se riusciranno, l’economia mondiale sopravviverà, dimezzata o ridotta a meno di un terzo del suo valore attuale. Se non ci riusciranno, sarà meltdown generale del sistema economico e andremo tutti a coltivare le zucchine.

Naturalmente, Cina e Giappone hanno tutto l’interesse a che questo non succeda e hanno intenzione di programmare l’intero processo nel lungo periodo. Si parla infatti del completamento dello switch-off nel 2018 (anche la data precisa...), per diluire nel tempo il disastro ed evitare il collasso totale dell’economia.


Il pezzo mancante: la Fiducia

Manca un piccolo pezzo, che non abbiamo letto da nessuna parte ancora, su una cosa molto semplice: la Fiducia.

L’intera economia mondiale, da quando è venuto a mancare il Gold Standard, si basa sostanzialmente sulla fiducia. Fiducia che il dollaro sarà anche domani la valuta di riserva internazionale, fiducia che gli USA sappiano onorare il loro debito dopodomani, e fiducia che il dollaro domani valga ancora qualcosa.

Ieri, numerosi paesi hanno messo ufficialmente in dubbio questa fiducia.

In mancanza di fiducia, il dollaro finisce e il meltdown globale è una possibilità più vicina.



Qualcuno ha una zappa?

Saluti felici

Felice Capretta